Comitato Assange Italia

30 gennaio 2020

Minacce alla libertà dei mezzi di comunicazione e alla sicurezza dei giornalisti

Consiglio d'EuropaIl Consiglio d'Europa è la principale organizzazione di difesa dei diritti umani del continente. L'Italia ne è stata membro fondatore ed è entrata a farne parte il 5 maggio 1949; oggi il Consiglio d'Europa ha sede a Strasburgo e include 47 Stati membri, tra cui i 28 membri dell'Unione europea. Tutti gli Stati membri del Consiglio d'Europa sono firmatari della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, un trattato internazionale concepito per proteggere i diritti umani, la democrazia e lo stato di diritto. La Corte europea dei diritti dell'uomo supervisiona l'attuazione della Convenzione negli Stati membri.

Il Consiglio d'Europa ha svolto un ruolo pioneristico nella lotta contro l'abolizione della pena capitale, la quale non trova spazio nelle società democratiche. Nell'aprile del 1983, è stata abolita la pena di morte e oggi non è possibile effettuare esecuzioni in nessuno dei 47 Stati membri.

Tutti i paesi che fanno parte del Consiglio d'Europa accettano di essere soggetti a meccanismi di controllo indipendenti che valutano la conformità ai diritti umani e alle pratiche democratiche. Uno di questi è il Comitato europeo per la prevenzione della tortura che effettua regolarmente visite non annunciate in luoghi di detenzione nei 47 Stati membri (carceri, stazioni di polizia, centri di detenzione per cittadini stranieri) per valutare il modo in cui vengono trattate le persone private della propria libertà.

La giurisdizione della Corte europea dei diritti dell'uomo assicura inoltre ampia protezione alla stampa, specialmente riguardo la natura confidenziale delle fonti dei giornalisti. Secondo la Corte, l’assenza di tale protezione potrebbe scoraggiare le fonti ad aiutare la stampa a informare la gente riguardo argomenti di interesse pubblico.

Il diritto alla libertà di espressione si applica inoltre anche ai nuovi mezzi di comunicazione, tra cui internet. Il Consiglio d'Europa si adopera costantemente in difesa di tale diritto, prendendo in considerazione qualsiasi sviluppo.

L'assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, composta da 324 membri dei parlamenti di 47 diversi Stati, il 28 gennaio 2020, sentite le considerazioni di John Shipton sulla legislazione europea in materia di diritti umani, ha approvato la Risoluzione 2317 intitolata "Minacce alla libertà dei mezzi di comunicazione e alla sicurezza dei giornalisti in Europa".



Il Consiglio d'Europa ha richiamato gli Stati membri al rispetto della Convenzione europea sui diritti umani che prevede l'obbligo di istituire un solido quadro giuridico per i giornalisti, prima di elencare i giornalisti aggrediti fisicamente, arbitrariamente imprigionati, torturati o addirittura assassinati in Europa negli ultimi quattro anni, partendo dall'assassinio di Daphne Caruana Galizia a Malta e snocciolando le cifre di una guerra in cui hanno perso la vita 26 giornalisti, ricordando anche che in 22 di questi casi i responsabili sono rimasti impuniti e che in 39 Paesi del nostro continente si contano 109 giornalisti tuttora in detenzione e 638 gravi violazioni della libertà di stampa.

La risoluzione suggerisce inoltre agli Stati membri di evitare l'arresto e l'estradizione dei giornalisti che rischiano punizioni e persecuzioni e di rivedere la propria legislazione per evitare l'abuso di norme che possono avere impatto sulla libertà dei mezzi di comunicazione come quelle emergenziali per contrastare il terrorismo o in difesa della sicurezza nazionale e dell'ordine pubblico, che troppo spesso vengono applicate per intimidire e mettere a tacere i giornalisti.

Gli inviti dell'Assemblea non terminano e anzi comma dopo comma si scende in dettagli precisi come l'indicazione di non proporre sanzioni penali per un reato mediatico, in particolare le pene detentive, di evitare il blocco di siti e social network che ha colpito anche i membri del nostro comitato e garantire che tali sanzioni non siano applicate in modo discriminatorio o arbitrario nei confronti di giornalisti.

Si tratta di uno schema comune a tutte le risoluzioni, si parte da principi generali, si elencano le decisioni prese in passato sui medesimi argomenti e poi gradualmente articolo dopo articolo e comma dopo comma si prosegue con altre indicazioni come quella di condannare fermamente la violenza della polizia contro i giornalisti e stabilire sanzioni dissuasive, quella di evitare qualsiasi uso improprio di misure amministrative, come la registrazione o l'accreditamento, quella di riconoscere e garantire il rispetto dei diritti dei giornalisti a proteggere le loro fonti e sviluppare un adeguato quadro normativo, giudiziario e istituzionale per proteggere gli informatori.

Il Consiglio d'Europa a un certo punto deve aver preso atto che il toro andava preso per le corna e all'art. 6, comma 2 l'Assemblea ha ritenuto opportuno precisare in modo esplicito di ritenere che:
la detenzione e l'azione penale del sig. Julian Assange stabilisce un pericoloso precedente per i giornalisti;
proseguendo infine affermando:
che l'estradizione del signor Assange negli Stati Uniti d'America deve essere vietata e che deve essere rilasciato prontamente.
Noi non abbiamo potuto seguire lo stesso schema e abbiamo stravolto le regole con cui si redige un buon articolo perché siamo consapevoli di dover rivolgere le nostre attenzioni alla parte prevalente dell'opinione pubblica che ancor oggi confonde il dileggio presente nel dibattito pubblico come prova esistenziale per libertà di espressione, di critica e di stampa universalmente riconosciute.

Abbiamo invece intrapreso un lungo percorso propedeutico pur di spiegare in estrema sintesi il ruolo e i compiti storici del Consiglio d'Europa prima di illustrare nel dettaglio la Risoluzione 2317 del 2020 che ha mandato un messaggio forte e chiaro agli Stati Uniti d'America, i quali il 23 gennaio hanno comunicato al mondo, di cui si sentono padroni, l'esistenza di una nuova discriminazione, quella secondo cui ai soli giornalisti statunitensi debba essere riconosciuta la protezione del primo emendamento.

Oggi preferiamo non festeggiare e consapevoli di essere contrapposti a Stati sordi dobbiamo ricordare a noi stessi la necessità di proseguire l'opera di sensibilizzazione dell'opinione pubblica anche oltre i confini nazionali e per riuscire in un simile compito possiamo solo coordinarci con i sostenitori di Julian Assange presenti negli altri Paesi e dare vita a un movimento di ribellione planetario che rivendichi il nostro diritto a essere informati correttamente, certi che la strada per ottenerlo possa solo iniziare dalla difesa di chi ha già aperto i nostri occhi sul mondo.

Consiglio d'Europa — Risoluzione 2317/2020 — Minacce alla libertà dei mezzi di comunicazione e alla sicurezza dei giornalisti in Europa

John Shipton sulla legislazione europea in materia di diritti umani

Stati Uniti d'America: nessuna protezione ai giornalisti stranieri

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